Stuato nella zona delle Prealpi biellesi, il comune di Cerreto Castello gode di un'ottima posizione geografica immerso nel verde di uno splendido scenario collinare alle falde dei monti alpini.
Cenni di storia
Le prime notizie scritte su Cerreto datano intorno all'anno Mille, tuttavia gli storici ritengono che sin dal V sec. a.C. popolazioni liguri e celtiche abitarono il Biellese.
In epoca romana insediamenti stabili si formarono in vari centri confinanti, tra cui Quaregna e Vigliano, come testimoniano i ritrovamenti di oggetti di uso domestico o artigianale, monete o vere e proprie necropoli.
Nel corso dell'Alto Medio Evo, le fonti ricordano Biella e i territori circostanti tra i possedimenti donati dagli imperatori del Sacro Romano Impero a vescovi e membri della diocesi di Vercelli, e da questi concessi a propri vassalli.
Cerreto è citato per la prima volta in un Diploma del 999, con cui l'Imperatore OttoneIII llo riconfermò a Leone, allora vescovo di Vercelli.
Come altri villaggi del Biellese, infatti, era già stato donato alla Chiesa Eusebiana da imperatori carolingi, e sottoposto all'autorità della Pieve di Biella. Nel 1152-1153, la giurisdizione su Cerreto passò a Rainero de Bulgaro e negli anni successivi agli Avogadro. Il vescovo vercellese Uguccione, che a Biella aveva fondato il castello del Piazzo per contrastare il potere del Capitolo di Santo Stefano e per rifugiarvisi durante le guerre tra guelfi e ghibellini, concesse il feudo di Cerreto a Corrado Avogadro di Quaregna nel 1165.
La famiglia Avogadro, con i suoi numerosissimi rami, era infatti di origini vercellesi e di parte guelfa; a Cerreto i Signori di Quaregna promossero la costruzione di una casa fortificata forse già nel XIII secolo, e nella seconda metà del XV la fecero ampliare.
Lo stemma di Cerreto raffigura una torre rossa dalla merlatura guelfa su campo argenteo. La torre, che poggia su terreno erboso ed ha finestre nere, in araldica è simbolo di antica nobiltà. Completano l'emblema gli ornamenti tipici degli stemmi comunali: i due rami, di quercia con ghiande d'alloro e con bacche, riuniti da un nastro tricolore, e la corona.
Documenti del Duecento e del Trecento ricordano la Chiesa di Cerreto negli elenchi delle chiese della diocesi di Vercelli, ma soggetta all'autorità della Pieve di Biella.
Tra 1372 e 1404, a seguito delle controversie della popolazione biellese con il vescovo Giovanni Fieschi, tutti i comuni dei dintorni di Biella decisero di sottomettersi al dominio sabaudo per ricevere protezione contro le bande lombarde che infestavano i territori biellesi: il 7 agosto 1404, il Casato degli Avogadro di Quaregna e Cerreto si affidò al Conte di Savoia Amedeo VIII, offrendogli le proprie terre e ricevette in cambio gli stessi feudi. Raccontano le fonti che per l'investitura si recò a Morgex Giovanni di Quaregna, rappresentante di tutti gli altri Avogadro del Consortile, recando in omaggio i feudi di Quaregna e Cerreto e richiedendo su di essi la protezione del Conte.
Amedeo VIII lo ricompensò concedendogli gli anzidetti luoghi, "con i castelli, ville, case forti, con la giurisdizione, mero e misto imperio, et ultimo supplicio, huomini, homaggi, fitti, honoranze, redditi, emolumenti, acquaggi, pescarie, caccie, et generalmente di tutti gli altri feudi, retrofeudi, beni et ragioni feudali".
La Signoria degli Avogadro su Cerreto si protrasse sino alla soppressione della feudalità, ma dal secolo XVI anche altri esponenti di nobili famiglie biellesi furono investiti di alcuni punti di giurisdizione sul piccolo comune: Giacomo Gromo di Ternengo nel 1505; Francesco Dal Pozzo di Biella nel 1545; Ettore Bonifacio Frichignono di Castellengo nel 1504, e Giovambattista Fantoni di Biella nel 1673. Ciascuna delle famiglie compatrone trasmetteva i diritti acquisiti ai propri discendenti e godeva di alcuni privilegi nei confronti della Chiesa locale: il diritto di nominare il Parroco, di disporre del banco in Chiesa e di seppellire i propri morti nella stessa Parrocchiale, oltre che le precedenze durante le processioni.
I compatroni vantavano la proprietà di parti del Castello, e di alcune cascine, coi relativi territori.
Come in altri centri, anche a Cerreto i rapporti tra le nobili famiglie patrone furono spesso incrinati da liti ed inimicizie: dalla distribuzione dell'acqua irrigua, alla scelta del parroco, raramente si raggiungeva con facilità un accordo. Notizie di tali conflitti si ebbero soprattutto durante il XVII ed il XVIII secolo, poiché ciascuna famiglia tentava di imporre il proprio candidato parroco, e nemmeno la Curia, chiamata a ratificare la scelta del rettore, o a provvedere alla nomina di un economo spirituale che fungesse da amministratore provvisorio, riusciva ad accordare le parti. Ancora nel 1731 una lite oppose i Frichignono di Castellengo ai Gromo di Ternengo per il possesso del banco nella Chiesa Parrocchiale. Nel 1626, sotto Carlo Emanuele I, con la ripartizione degli Stati "di qua dai monti" in dodici province, Biella fu costituita provincia e Cerreto figurò tra le terre rientranti nel nuovo mandamento.
Nel 1736 Carlo Francesco Avogadro, signore di Cerreto, acquisì la giurisdizione anche su Ronco. Il 24 agosto 1786, Cerreto divenne contea e Filippo Avogadro, padre del fisico Amedeo e Presidente del Senato Sabaudo, da questo momento in poi poté fregiarsi del titolo di Conte di Ceretto e Quaregna. Un decennio dopo, nel 1798, l'occupazione dei repubblicani francesi venne salutata in tutto il Biellese con entusiasmo: a Cerreto l'"albero della Libertà" fu innalzato il 15 dicembre, e gli abitanti giurarono fedeltà alla Repubblica, ed eterna riconoscenza alla Francia. Tuttavia, le speranze e le illusioni di libertà si infransero presto: nel 1799 tornarono i Savoia e dal 1800 al 1814 il Biellese visse "sotto il giogo di Francia".
Il governo francese suddivise il Piemonte in cinque dipartimenti, che prendevano il nome dai principali corsi d'acqua che li attraversavano. Quello della Sesia, che aveva per capoluogo Vercelli, comprendeva tre arrondissements (circondari), tra cui Biella, e vari mandamenti: Cerreto venne accorpato a quello di Cossato, sotto l'autorità dei sottoprefetti Bavouz e Riccati e dei prefetti Carlo Giulio e Felice Martino La Motte.
Alla caduta di Napoleone, Biella tornò provincia. La Restaurazione riunì il Biellese ai Savoia e riportò a Cerreto gli Avogadro, che si ritrovarono i soli patroni del paese, ma intanto la consistenza territoriale dei loro possedimenti andava riducendosi. Nel 1835 il Casalis annotava che Vitale Rosazza era il primo possidente del paese.
La riforma dell'ordinamento amministrativo, nel 1859, determinò la soppressione della provincia di Biella e l'accorpamento dei territori biellesi, tra cui Cerreto, a Novara. La situazione si protrasse sino al 1927, anno in cui venne ripristinata la provincia di Vercelli, mentre l'autorità religiosa rimaneva affidata alla Curia di Biella, costituita nel 1772 e mai soppressa.
Nel 1992, a seguito dell'istituzione della nuova provincia di Biella, Vercelli ha ceduto al capoluogo biellese vari comuni, tra cui Cerreto Castello.